Scope 3: Le emissioni che rappresentano il 90% del totale delle emissioni delle aziende agroalimentari
Quali sono le emissioni che rappresentano ben oltre il 90% del totale delle emissioni delle aziende agroalimentari? Perché la loro quantificazione è così complessa e quali vantaggi offre un'accurata valutazione? Grazie a piattaforme come Horta e Yousustain, è ora possibile superare queste difficoltà e quantificare accuratamente l'impatto ambientale lungo l'intera catena alimentare!
Nella nostra continua ricerca di un equilibrio tra progresso e sostenibilità, il settore agroalimentare si trova al centro di un delicato gioco di bilanciamenti.
Il campo agroalimentare, infatti, è un attore principale non solo nell'economia mondiale ma anche nel dibattito ambientale, in particolare per quanto riguarda la sua influenza sulle emissioni di gas serra (GHG).
Mentre la pressione cresce su ogni settore industriale per ridurre l'impatto ambientale, l'industria agroalimentare affronta la sfida di trasformarsi senza compromettere la sua capacità produttiva, necessaria a nutrire una popolazione in aumento. Le imprese del settore devono dunque esaminare e modificare la loro impronta di carbonio, ma come possono fare ciò efficacemente?
Questo tema è tanto complesso quanto vitale, con implicazioni che vanno dalla gestione del terreno fino al trasporto e allo spreco di cibo. Con la crescente enfasi sulla reportistica ambientale e l'imminente applicazione di nuovi standard come la CSRD europea, diventa essenziale per le aziende acquisire una profonda comprensione delle proprie emissioni di GHG.
Le statistiche della FAO, come illustrato nella Figura 1, delineano una panoramica di come le emissioni si distribuiscano nelle diverse fasi della catena del valore del settore. È un quadro che sollecita un'analisi più approfondita sul ruolo specifico che ogni segmento della filiera agroalimentare gioca nelle emissioni globali.
Cosa sono le emissioni di Scope 1, Scope 2 e Scope 3?
Le aziende agroalimentari che puntano a conformarsi agli standard di reportistica futuri e ad avanzare verso l'obiettivo di zero emissioni nette sono chiamate a sviluppare una trasparenza intorno alle attuali emissioni di gas serra (GHG) lungo l'intera catena del valore.
Per il settore agroalimentare, questo implica il dovere di calcolare le emissioni provenienti dalla catena di approvvigionamento (a monte) e quelle generate dall'utilizzo e dallo smaltimento dei prodotti da parte dei consumatori (a valle).
Emissioni di Scope 1: Nel settore agroalimentare, si tratta di emissioni dirette provenienti da fonti di proprietà o sotto il controllo diretto dell'azienda, quali l'uso di macchinari agricoli a motore, come trattori e attrezzature che funzionano a carburante.
Emissioni di Scope 2: Queste sono emissioni indirette connesse all'acquisto di energia da parte dell'azienda, come l'elettricità, il calore o il raffreddamento impiegati, ad esempio, per alimentare serre, impianti di lavorazione o strutture di refrigerazione.
Emissioni di Scope 3: Comprendono tutte le altre emissioni indirette che si verificano lungo la catena del valore dell'azienda. Queste possono includere, come illustrato nella Figura 2, le emissioni derivanti dall'utilizzo di Queste emissioni rappresentano una quota significativa delle emissioni globali per le imprese agricole e agroalimentari. Secondo l'Environmental Protection Agency (EPA), tali emissioni sono il risultato di attività da beni non posseduti o controllati dall'organizzazione che riporta, ma che l'organizzazione influisce indirettamente nella sua catena del valore.
Il report ESG di Kraft-Heinz del 2021 evidenzia che le emissioni di Scope 3 rappresentano oltre il 90% del totale delle emissioni delle aziende agroalimentari, sottolineando l'importanza critica di questi calcoli per le strategie ambientali del settore.
Vi è da aggiungere che, a differenza degli Scope 1 e 2, lo Scope 3 è notoriamente difficile da quantificare, ma la sua importanza è fondamentale per un quadro completo della sostenibilità aziendale.
Le complessità delle catene del valore agricolo
La filiera agroalimentare rappresenta un microcosmo di attività interconnesse e processi che variano iniziando dal singolo campo di un'azienda agricola fino al punto vendita finale.
La semplificazione di questa filiera, come dimostrato nella Figura 3, espone un flusso da fornitori di input agricoli fino ai raccoglitori e produttori, e da questi ai rivenditori che mettono il prodotto nelle mani dei consumatori.
Dall'agrochimica impiegata a monte fino agli scaffali dei supermercati a valle, ogni passaggio comporta specifiche sfide relative alla sostenibilità e alla responsabilità ambientale.
L'approvvigionamento di semi, l'utilizzo di terra e acqua, la meccanizzazione agricola e l'energia richiesta sono solo l'inizio. Gli agricoltori, operando sui propri terreni fino alla fase di raccolta, danno vita a prodotti agricoli che poi passano attraverso le mani di commercianti e distributori. Tutte queste fasi generano emissioni dirette e indirette che incidono sulla carbon footprint dei prodotti alimentari.
Una volta che i prodotti agricoli vengono elaborati e trasformati in beni di consumo finale, la catena si complica ulteriormente. Le istituzioni finanziarie che supportano queste operazioni, così come le fasi di stoccaggio, elaborazione primaria e secondaria, e infine l'imballaggio e la distribuzione, contribuiscono in maniera significativa alle emissioni di Scope 3, rendendo la loro quantificazione un compito arduo.
Le complessità non finiscono qui; la filiera si estende oltre il punto di vendita fino all'utilizzo e allo smaltimento dei prodotti da parte dei consumatori.
Questa serie di connessioni e dipendenze evidenzia la difficoltà di quantificare con precisione le emissioni di Scope 3. Non solo sono molteplici i punti di aggregazione - dove la tracciabilità può terminare - ma anche la natura dinamica del settore, con i suoi cicli stagionali e le pratiche agricole variabili, introduce variabili ulteriori.
La Figura 4 offre un esempio visivo di come la complessità della filiera agroalimentare possa influenzare la tracciabilità.
Il contributo di Horta nella misurazione degli Scope3
Abbiamo detto che le emissioni di Scope 3 sono notoriamente difficili da quantificare a causa della frammentazione della filiera agroalimentare, ma come si possono tracciare in maniera semplice e precisa? La risposta risiede nell'uso consapevole di piattaforme digitali come Hort@.
Horta S.r.l., tramite la piattaforma Yousustain, offre un supporto concreto alle filiere agroalimentari per il tracciamento preciso delle emissioni lungo l'intera catena del valore.
Yousustain è un calcolatore sviluppato per misurare la sostenibilità dei processi produttivi agricoli. Utilizza indicatori specifici per valutare le decisioni relative ai sistemi di coltivazione durante la stagione di crescita, operando a livello globale su dozzine di colture.
Oltre ai 20 indicatori principali, tra cui l'impronta di carbonio (Carbon Footprint), l'impronta idrica (Water Footprint) e la sequestrazione di carbonio (Carbon Sequestration), Yousustain calcola oltre 190 KPI (indicatore chiave di prestazione), utilizzati principalmente per la Life Cycle Assessment (LCA) e la misurazione della Product Environmental Footprint (PEF).
Le sigle LCA e PEF ci aiutano a comprendere e quantificare l'impatto ambientale dei prodotti agricoli lungo l'intera filiera agroalimentare.
LCA valuta l'impatto ambientale associato a tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto commerciale, processo o servizio.
PEF è un metodo promosso dalla Commissione Europea per misurare la performance ambientale, basandosi sull'LCA per valutare l'impronta ambientale di un prodotto.
In questo quadro, Horta si rivela una piattaforma fondamentale per i consulenti agronomi e gli ingegneri ambientali, fornendo supporto nella redazione di rapporti LCA sui prodotti alimentari.
Il registro digitale delle operazioni colturali (ROC), gestito direttamente sulla piattaforma da filiere agroalimentari, raccoglie dati essenziali per quantificare le emissioni di gas serra (GHG) e altri impatti ambientali, indispensabili per i report sulle prestazioni LCA.
Ma come si traducono questi dati in azione concrete? I modelli e i KPI di Horta elaborano i dati raccolti per fornire analisi LCA complete, dalla produzione agricola in campo fino al consumo finale. Questo processo supportato dagli standard ISO 14040 per l'LCA e ISO 14067 per il calcolo dell'impronta di carbonio di prodotti, facilita in modo significativo la quantificazione delle emissioni, permettendo alle aziende di identificare con precisione dove e come possono ridurre al meglio il loro impatto ambientale.
L’importanza della quantificazione delle emissioni
Quanto è importante valutare accuratamente le emissioni per implementare strategie efficaci di riduzione? La digitalizzazione completa delle catene di approvvigionamento agroalimentari è cruciale, in quanto consente di ottenere dati accurati, fondamentali per identificare aree di miglioramento.
Identificando le aree che necessitano di interventi, Horta svolge un ruolo cruciale nell'ottimizzare l'uso delle risorse, migliorando sia la sostenibilità ambientale che quella economica delle aziende agricole e agroalimentari.
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